Il trauma nel giornalismo locale; Guerra e Pace, versione smartphone; Due fratelli sono scappati dai nazisti, in kayak; Zahra Joya, rifugiata, voce delle donne afghane; Mandon, l'artista "sospeso"
RandomReadings #21
Il giornalismo e i traumi: una prospettiva locale
Per chi lavora nel “local” o “community” journalism, la linea tra la vita personale e quella professionale è molto più sfumata che per i corrispondenti nazionali o stranieri, che spesso arrivano in una comunità per coprire un evento e se ne vanno. Anche se un reporter locale non conosce la persona che sta intervistando, conosce il posto. Che si tratti di un incidente d’auto mortale o di un corpo trovato in un parco, il reportage su questi eventi dipinge strati di dolore su luoghi quotidiani. Non esiste alcun posto in cui nascondersi dalla brutalità di un evento, perché quel luogo è comunque “casa”.
Guerra e Pace, versione smartphone (!?)
Clive Thompson, contributor per il New York Times Magazine e Mother Jones, editorialista per le riviste Wired e Smithsonian, tempo fa ha deciso di leggere Guerra e Pace in un modo direi bizzarro: ha scaricato la app Kindle sul suo iPhone e ha letto lì l’opera di Tolstoj - all’inizio con difficoltà, poi sempre più coinvolto, fino a dettare note vocali di commento e stamparle in un piccolo tascabile di 84 pagine, che ha intitolato War in Pieces.
Scappare dai nazisti, in kayak: la storia dei fratelli Peteri
Canottiere universitario, il ventiduenne Henri Peteri aveva sentito parlare di compagni olandesi che cercavano di fuggire dal regime nazista con una barca da pesca per arrivare nel Regno Unito. Molti erano stati catturati prima di raggiungere la costa o uccisi quando le pattuglie costiere naziste avevano affondato le loro imbarcazioni, ma c’erano anche persone che erano riuscite a raggiungere il Regno Unito dai paesi scandinavi in canoa. Henri convinse suo fratello Willem a correre il rischio. E fu un viaggio che li portò alla libertà, come racconta il figlio di Henri, Niels, ottant’anni dopo l’impresa.
Zahra Joya: in fuga dall'Afghanistan, per non perdere la propria voce
Fino a poco più di un mese fa, Zahra Joya, una giornalista, gestiva Rukhshana Media, agenzia di stampa che aveva fondato per raccontare le storie di donne e ragazze in tutto l’Afghanistan: il pomeriggio del 15 agosto, però, tutto è cambiato. Joya è stata portata in aereo fuori da Kabul dal governo britannico negli ultimi frenetici e terrificanti giorni dell’evacuazione, insieme ad altri membri della famiglia. Anche se si trova in un luogo sicuro, il suo mondo, una volta vivo di possibilità, è stato ridotto a una stanza d’albergo.
Thierry Mandon, artista “sospeso”
Mandon, artista multidisciplinare, è il soggetto stesso delle sue opere satiriche: lo si può vedere mentre legge in un letto pericolosamente sospeso a un metro da terra, o sorseggia un bicchiere di vino a un tavolo da pranzo dimezzato. Benvenuti nel mondo a metà.